TURISMO, MANCANO GLI ADDETTI DEL SETTORE. CISL PUGLIA E FISASCAT CISL PUGLIA: PUNTARE ALLA QUALITA' DEL LAVORO
Analisi, previsioni e prenotazioni inducono a sostenere che il turismo pugliese nel 2023 sarà da record, con una prospettiva di oltre 16 milioni di presenze turistiche, circa il 10% in più rispetto all’anno passato. Tutto ciò viene confermato nei primi due mesi dell’anno corrente da oltre un milione di passeggeri transitati, più del 20% tra arrivi e partenze, nei due aeroporti principali pugliesi di Bari e Brindisi. La stagione estiva 2023 è alle porte, e dopo l’assaggio delle feste pasquali e dei ponti, torna puntuale l’emergenza lavorativa nel comparto turistico. Di fronte a questi dati più che lusinghieri su arrivi e presenze di turisti nella nostra regione, che nel 2022 hanno colmato e superato il gap provocato dalla pandemia da Covid, per il 2023 si prevede un vero e proprio record.
Nuovi primati ma in realtà vecchi problemi. Ancora una volta gli imprenditori e i rappresentanti del settore lamentano un “buco” di 15-20mila unità in Puglia, fra addetti all’accoglienza e pulizie, camerieri, cuochi, e impiegati nel settore balneare, questi ultimi stimati a 5mila unità. Ancora una volta, addetti ai lavori del settore e non, tutti impegnati a ricercare le cause del fenomeno della carenza di personale. Tra queste, la disaffezione a questo tipo di occupazione, in particolare dei giovani, dettata dalle condizioni lavorative troppo spesso precarie e irregolari, in cui lavoratrici e lavoratori sono impiegati in turni di lavoro lunghi, poco riposo, e con contratti inadeguati, se non in nero. Diverse, inoltre, le imprese in Puglia che risultano irregolari ai controlli degli ispettorati del lavoro, compromettendo di fatto le tante imprese serie e virtuose invece garantiscono contratti e retribuzioni regolari; insomma tanti sono “i prenditori e non gli imprenditori veri”. In attesa dei dati ufficiali 2022, l’ultimo report dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro pubblicato, (riferimento 2021) evidenzia, relativamente alla Puglia, che fra le imprese ispezionate che svolgono attività di “servizi alloggio e ristorazione” la percentuale di irregolarità è stata pari al 74,13%, contro una media regionale di irregolarità riscontrata di tutti i settori produttivi del 60,09%.
Un’altra causa della poca manodopera andrebbe ricercata nella mancanza di riqualificazione e nuove competenze dell’occupazione. La formazione troppo spesso è insufficiente per i tanti ragazzi che escono dagli istituti professionali alberghieri, portano con sé un bagaglio di poche ore di tirocinio nelle imprese del settore, oltre poi ad una conclamata denatalità che di fatto ha abbassato il numero di iscrizioni nelle scuole secondarie in genere. Dunque almeno per quest’anno pensiamo che l’emergenza lavoro nel turismo in Puglia non sembra essere causata dal Reddito di Cittadinanza, né dalla pandemia che si spera ci siamo lasciati alle spalle o dalla crisi internazionale provocata dal conflitto in Ucraina, che pure desta preoccupazione in tutti gli ambiti socioeconomici; è bensì generata anche da fattori quali pochi investimenti pubblici e privati mirati per un rilancio di tutto il settore per tutti i 12 mesi dell’anno. Altro dato da non dimenticare, appunto, è di per sé legato alla stagionalità, è quindi il non offrire, almeno fino a questo momento, molte prospettive di crescita o di stabilità. Come Cisl di Puglia, insieme alla Fisascat Cisl regionale, l’appello resta quello di mettere al centro la persona-lavoratrice e lavoratore. Bisogna puntare alla destagionalizzazione, bisogna investire in nuove politiche attive del lavoro che puntino ad un turismo in Puglia 12 mesi l’anno, anche se, a nostro avviso, la Regione Puglia crediamo si stia impegnando concretamente per facilitare il raggiungimento di tale obiettivo. Non dimentichiamo infatti che il contributo del turismo sul PIL regionale si attesta a circa l’8%, e che il PNRR destina alla Puglia ben 197 milioni di euro per attività legate a turismo e cultura, e sarebbe un vero peccato non usufruire di questa importante opportunità. Occorre pertanto investire sulla qualità: del turismo in sé, ma soprattutto del lavoro ad esso legato, che sia sicuro, contrattualizzato, ben retribuito, e che offra, magari nei periodi di inattività, supporti al reddito o formazione mirata.